Il problema del viaggio è un problema di eticità (come di tutto)
non vorrei fare lo scoutbano dedito all’essenzialità ma si sa che certe soluzioni mi urtano lo stomaco
(colpa probabilmente della Jamaica e dei turisti statunitensi).
Ho quindi cercato nell’universo mondo e ho trovato cose molto interessanti soprattutto all’estero (comprese le Maldive) . Rimango dell’idea che l’Italia per 7/10 gg di vacanza sia sempre la cosa migliore ma capisco che per molti vale l’equazione
viaggio di nozze = viaggio di una vita
La colpa, ancora una volta, è della Giamaica: dopo un viaggio di un anno faccio fatica a dare la possibilità ad un altro paese di colpirmi e imprimersi nel mio DNA. Sono cosciente che un conto è avere 16 anni in “the land we love”, ed un conto è andare in giro da 28enne con una bellissima Lei a mio fianco… eppure stento ancora.
Il meglio che ho trovato è quindi in Italia: un agriturismo fichissimo chiamato MULINO di Culmolle (consigliatomi dalla Ceci e a due passi da Santa Sofia nelle mitiche foresti casentinesi).
In seconda battuta una serie infinita di proposte di turismo Responsabile:
turismo che?
L’idea centrale è che “Il settore turistico dà lavoro, direttamente o indirettamente, a milioni di persone; il flusso degli spostamenti, degli investimenti e dei benefici economici del turismo è molto squilibrato in favore dei paesi ricchi del Nord. In un contesto simile, il turismo nei paesi del Sud del mondo può offrire benefici: per esempio può creare reddito e occupazione nei paesi visitati, può favorire relazioni tra popoli e culture talvolta molto differenti. Al tempo stesso però esso è contraddittorio: in seguito al contatto con i turisti, i paesi e i popoli visitati vedono trasformarsi le proprie culture, le proprie abitudini, le identità più profonde. I turisti rischiano di dormire, mangiare e spostarsi senza entrare in contatto con la realtà locale alla ricerca solo di vedere confermate le immagini televisive o dei cataloghi conosciute prima della partenza. Occorre dunque pensare a modi innovativi e sostenibili per viaggiare, senza compromettere il patrimonio ambientale, culturale e sociale del territorio che si visita e cercando anzi di salvaguardare quelle risorse per le generazioni future. Una delle alternative possibili è il turismo responsabile: un viaggiare che privilegia lo scambio con le popolazioni del paese di destinazione e l’esperienza umana dell’incontro, che favorisce una reale crescita economica per le comunità locali, che diventano partner nella ideazione e gestione dei viaggi. […] Tutti i viaggi di turismo responsabile si ispirano a equità economica, tolleranza, rispetto, conoscenza, incontro. Vogliono essere un modo per rilanciare le economie dei paesi di destinazione, creando rapporti economici equi e paritari con i partner locali, di cui si sostiene anche la crescita professionale. L’incontro con le popolazioni locali è un momento centrale dell’esperienza, un’occasione di confronto e di conoscenza tra abitudini e tradizioni differenti, nonostante i limiti di risorse e di tempo (le ferie) e la difficoltà nel mettere in discussione il proprio sistema di valori e le proprie abitudini. Viaggiare può essere comunque l’opportunità di provare a capire una cultura diversa dalla propria e di entrare in contatto con la realtà sociale di un paese, senza nascondere le difficoltà e talvolta anche i drammi che vivono alcuni popoli, anzi provando a condividere –anche solo parzialmente- le loro speranze di cambiamento. Viaggiare è iniziare una relazione che continua, che non si esaurisce nelle due o tre settimane di ferie all’anno. Tutto questo senza trascurare il lato più propriamente turistico dell’esperienza: conoscere un nuovo paese significa anche visitare siti archeologici, camminare nella foresta, visitare città e mercati.
I […] viaggi generalmente prevedono la presenza di un accompagnatore che funge soprattutto da mediatore culturale e punto di riferimento per il gruppo, ma che non è un accompagnatore professionista. Altra peculiarità è l’utilizzo, per il pernottamento, di case private, ostelli, pensioni ed alberghi a conduzione familiari, comunque sempre sistemazioni dignitose e accoglienti. Può capitare -soprattutto se il viaggio prevede qualche giorno di permanenza in comunità indigene- di pernottare in condizioni non comodissime, ad esempio non è possibile garantire sempre il bagno in camera o l’acqua calda tutti i giorni. Questo tipo di viaggi richiede un approccio particolare di apertura a ciò che è nuovo e diverso; occorre forse lasciare da parte alcuni luoghi comuni e ricordare che -come in qualsiasi vero viaggio possono esserci imprevisti, inconvenienti, difficoltà. Si richiede quindi una capacità di adattamento probabilmente superiore a quella di un viaggio“tradizionale” [http://www.planetviaggi.it/pdf/Cat2007.pdf]
Detto questo il problema è: ma sono viaggi adatti a due novelli sposi?
Non avendo la risposta, posso anche andarmene a casa.